LA CACCIA

Data di Pubblicazione: 1 gennaio 2010

ASPETTI UMANI E LEGALI.

Le ragioni che ancora, nel secondo millennio, spingono alcune persone ad esercitare l’attività venatoria, non risiedono certamente nella necessità di procurarsi il cibo, come in tempi ormai remoti. Atavici istinti, che non tutti possono effettivamente comprendere, pilotano il cacciatore ad espletare quell’attività che molti oggi ritengono crudele ed efferata.Ogni cacciatore ricava dall’attivita’ venatoria una gratificazione personale. Dalla soddisfazione di procacciarsi il cibo ad un intimo appagamento psico – fisico.  La pratica della caccia, come l’attivita’ sessuale, attiva il circuito del piacere  con la secrezione endogena di sostanze che procurano uno specifico senso di benessere. Quest’attivita’, che per qualche milione di anni ha avuto una importanza fondamentale nell’esistenza dell’uomo e dei suoi antenati, oggi, che non e’ piu’ necessaria per la sua sussistenza, scatena ancora delle forti sensazioni, dalle sfumature differenti per in ogni cacciatore.
Forse per troppi anni l’uomo preistorico ha associato alla caccia il benessere provocato da un pasto  abbondante. Oggi, la caccia stimola nell’uomo sensazioni e forti emozioni, collegate al fatto di scovare la preda e di catturarla. Inoltre, particolare di non poco conto, il vero cacciatore tutela il proprio ambiente venatorio ed è un competente allevatore di cani da caccia. (da: “La caccia subacquea” di Giorgio Dapiran).
Quella che un tempo era la caccia aristocratica è oggi un hobby, diffuso in modo relativamente uniforme tra le classi sociali. I cacciatori possono essere motivati dal divertimento o dal raccoglimento di trofei.Alcuni cacciatori, per lo più dilettanti, esercitano l’attività venatoria per passare del tempo all’aria aperta, in ambienti relativamente selvaggi e lontano dai sentieri più frequentati.Gli animalisti si battono per l’abolizione della caccia, attività inutile ed immorale, basata sul principio di potersi divertire uccidendo esseri viventi.

DIRITTO: La caccia in Italia è disciplinata dalla legge 157 del 1992. La legge definisce la fauna selvatica come “patrimonio indisponibile dello stato” e stabilisce che ne fanno parte i mammiferi, gli uccelli; precisa le specie protette e vieta quindi di abbatterle, catturarle e commerciarle. La legge inoltre fissa precise limitazioni di tempo e di luogo per l’esercizio venatorio (art.10). L’esercizio della caccia è permesso a chi abbia compiuto il 18° anno di età e sia in possesso della licenza di caccia che ha validità per sei anni (art.8). Il calendario venatorio è fissato dalle regioni a seconda delle condizioni faunistiche proprie delle regioni stesse. E’ giusto non abusare della legge e cacciare entro i rigidi confini di essa. Deve essere aborrito e combattuto il bracconaggio ed è giusto segnalare alle competenti autorità gli abusi, come ad esempio l’abbattimento di specie protette o situazioni insolite.E’ necessario pure ribellarsi agli eventuali abusi dell’autorità che, per “eccesso di zelo” o per disinformazione normativa rendono difficile l’attività venatoria del cacciatore diligente.